NIYAMA

2. Niyama
Le cinque “osservanze” che costituiscono la seconda tappa dell’itinerario ascetico dello Yoga classico sono:
• śauca (purezza sia esteriore sia interiore)
La purezza esteriore consiste nel lavarsi, nel nutrirsi di alimenti puri, nell’osservare tutte le regole della vita equilibrata, nell’agire senza egoismo.
La purezza interiore è frutto dei beni spirituali, che sono il controllo dei sensi, l’assenza di paura, la contentezza dello spirito, l’elemosina, i sacrifici rituali, la lettura delle sacre scritture, la penitenza, a semplicità, la dolcezza, l’amore per la verità, la sopportazione, il perdono, l’astenersi da ogni affermazione dell’io, da ogni possesso, attaccamento, inimicizia, invidia, cupidigia sensualità, collera e agitazione.
• samtosa (la contentezza) La soddisfazione consiste nel mantenere lo spirito sereno in qualunque circostanza sia favorevole sia sfavorevole.
• tapas (l’ascesi) L’ascesi è la sopportazione, la pratica del digiuno e di altre forme di astinenza, ma anche l’accettazione della sofferenza. L’austerità piò essere fisica, verbale, mentale.
• svādhyāya (il leggere tra sè)
Il leggere tra sè consiste nello studio delle Sacre Scritture, accompagnata dalla recitazione del rosario o dalla ripetizione (japa) del nome della divinità scelta come oggetto di devozione, oppure della sillaba OM.
• īśvara-pranidhāna (dedizione totale al Signore)
La dedizione totale al Signore è la fonte della devozione (bhakti). Lo yogin si abbandona completamente alla divinità, offrendole i propri atti e le loro conseguenze.
La dedizione totale al Signore è la più importante delle cinque osservanze: grazie ad esse l’asceta “si diletta dell’ambrosia dell’immortalità.