SAMADHI
“Perfetto raccoglimento”, “assoluta attenzione concentrata”; secondo Eliade: “estasi”. E’ lo scopo dello Yoga, la più completa realizzazione.
Viene definito in modo diverso nello Yoga classico di Patañjali e nello Hatha Yoga.
• Secondo Patañjali: Secondo Patañjali costituisce l’ultimo anga (membro) dello Yoga. Quando lo yogin ha raggiunto una perfetta stabilità della mente ed è riuscito a bloccarne le cognizioni, si ha uno stato che viene chiamato in vari modi: samādhi se si vuol sottolineare il ritrarsi dal piano dell’esistenza in quello del sè; samyama, se si considera lo sforzo compiuto per dominare la mente e impedirle di vagare; samāpatti, che esprime l’identità tra forma assunta dalla mente e oggetto meditativo, come un cristallo che assume il colore dell’oggetto che gli sta vicino.
• Secondo Hathayoga-Pradīpīka: Nello Hatha Yoga si considerano come equivalenti il samādhi e i termini che designano la liberazione in altre scuole.
L’estasi viene definita come lo stato in cui l’ātman e il manas (la mente) si fondono come il sale mescolato all’acqua. Allora il Prāna s’indebolisce e il manas viene riassorbito: non vi è più dualità ne’ coscienza individuale.
L’estasi è l’unificazione del sè individuale col Sè supremo, quando sono scomparse tutte le formazioni mentali.
Questo fine è molto difficile da raggiungere senza l’aiuto di un maestro, e così pure si presentanpo poco agevoli la rinuncia agli oggetti dei sensi e la visine della Realtà.